“No, io di stare dentro un ufficio proprio non ne avevo voglia”. Così Valentina Serpico, un architetto napoletano di 29 anni ha deciso di lasciar tutto e di andare in Africa per pefezionarsi nella gestione delle delle risorse idriche del luogo. “Mi sono laureata nel 2009 – racconta – Subito dopo, nel 2010, ho seguito un corso di perfezionamento presso il Politecnico di Torino in ‘Habitat, tecnologie e sviluppo nei Pvs’, un corso specifico per architetti e ingegneri. Mi hanno sempre affascinato le periferie, le città informali, quelli che chiamano slums o favelas a seconda della latitudine. Trovo che l’architettura sia essenzialmente ‘abitare’ un luogo, non importa dove, e nemmeno come. Non esiste architettura se non c’è un uomo che abita un posto”.
Valentina qui in Italia aveva iniziato a lavorare in uno studio di architetti , ma il suo istinto la spingeva da un'altra parte e lontano. “Cercavo di fare l’architetto a Napoli, più per far felici i miei genitori a dire il vero. Dopo la laurea ho fatto quello che viene considerato il normale percorso: esame di stato, iscrizione all’Albo degli architetti, e tutto ciò che segue, come l’apertura della partita iva, e l’iscrizione all’Inarcassa. Non fai in tempo a laurearti che già devi pensare alla pensione, non è tremendo? Ho lavorato in qualche studio, cercando quanto più possibile di seguire i cantieri. Mi piace stare in mezzo agli operai e imparare da loro quello che i libri non ti insegnano, mi piace la gente umile”.
A un certo punto Valentina ha cambiato rotta e ha deciso di dare una svolta alla sua vita. “Un giorno ho accompagnato una cliente a scegliere le mattonelle e i servizi igienici per il suo bagno nuovo – racconta e mentre eravamo nel negozio, mi sento dire: ‘Il lavandino posso prenderlo da 90 centimetri, o devo prendere quello da 80?’. In mezzo a una serie di persone che mi guardavano in attesa di una risposta, non riuscivo a non pensare di essere fuori luogo, sensazione che mi accompagna da sempre, credo. Così, mi sono messa alla ricerca di un master specifico su water supply and sanitation e l’ho trovato a Milano“.
Da lì ha trovato poi l’opportunità di svolgere uno stage in Africa in Sud Sudan.
Valentina qui in Italia aveva iniziato a lavorare in uno studio di architetti , ma il suo istinto la spingeva da un'altra parte e lontano. “Cercavo di fare l’architetto a Napoli, più per far felici i miei genitori a dire il vero. Dopo la laurea ho fatto quello che viene considerato il normale percorso: esame di stato, iscrizione all’Albo degli architetti, e tutto ciò che segue, come l’apertura della partita iva, e l’iscrizione all’Inarcassa. Non fai in tempo a laurearti che già devi pensare alla pensione, non è tremendo? Ho lavorato in qualche studio, cercando quanto più possibile di seguire i cantieri. Mi piace stare in mezzo agli operai e imparare da loro quello che i libri non ti insegnano, mi piace la gente umile”.
A un certo punto Valentina ha cambiato rotta e ha deciso di dare una svolta alla sua vita. “Un giorno ho accompagnato una cliente a scegliere le mattonelle e i servizi igienici per il suo bagno nuovo – racconta e mentre eravamo nel negozio, mi sento dire: ‘Il lavandino posso prenderlo da 90 centimetri, o devo prendere quello da 80?’. In mezzo a una serie di persone che mi guardavano in attesa di una risposta, non riuscivo a non pensare di essere fuori luogo, sensazione che mi accompagna da sempre, credo. Così, mi sono messa alla ricerca di un master specifico su water supply and sanitation e l’ho trovato a Milano“.
Da lì ha trovato poi l’opportunità di svolgere uno stage in Africa in Sud Sudan.